Inno di Mameli, il testo, la parafrasi e alcuni cenni storici. Il Canto degli Italiani, dall’Ottocento ai giorni nostri.
Il 10 dicembre del 1847, sul piazzale del Santuario della Nostra Signora di Loreto, a Genova, vennero eseguite per la prima volta in pubblico le note dell’Inno di Mameli. Il vero titolo è Il Canto degli Italiani, ma oggi tutti lo conosciamo come Fratelli d’Italia, per via di quelle parole con cui si apre.
Tutti (o quasi) conoscono la prima parte, quella cantata anche in occasione delle celebrazioni e delle manifestazioni sportive. In pochi sanno che dopo le strofe intonate ne esistono altre, forse ancora più affascinanti e ricche di significato: vediamo allora proprio qual è il significato dell’inno d’Italia.
Inno di Mameli: la prima strofa
Il testo de Il Canto degli Italiani è ricco di riferimento alla storia d’Italia, a partire dalla prima strofa. E proprio la prima strofa è caratterizzato dai riferimenti alla storia dell’Antica Roma:
Dell’elmo di Scipio
Lo Scipio citato che viene citato nella prima strofa è il console e militare romano Publio Cornelio Scipione, conosciuto come Scipione l’Africano per via della campagna vittoriosa in Africa nella quale sconfisse Annibale nella battaglia di Zama contro i cartaginesi.
Dov’è la Vittoria?!
In questo la Vittoria è la dea Vittoria che nella mitologia romana personificava la vittoria in battaglia.
ché schiava di Roma
Iddio la creò
Il soggetto è sempre la dea Vittoria, che per volontà di Dio è sempre stata legata all’antica Roma ma che ora si consacra all’Italia.
Stringiamci a coorte
Mi raccomando, non a corte. La coorte era un’unità militare dell’esercito romano composta da 480 soldati. Dieci coorti formavano una legione. Era un’unità serrata, potente.
Inno di Mameli: la seconda strofa
La seconda strofa fa invece riferimento alle divisioni che hanno caratterizzato l’Italia e alla speranza di vedere il popolo unito
Noi siamo da secoli
calpesti, derisi
perché non siam Popolo
Nella prima parte della strofa si fa riferimento alla divisione del popolo italiano durata secoli e che ha portato un’indebolimento del popolo italiano divisi in tanti piccoli staterelli.
raccolgaci un’unica bandiera, una speme
La speme, ovvero la speranza, di cui parla Mameli è quella che l’Italia si fonda sotto a un’unica bandiera.
Inno di Mameli: la terza strofa
Il fulcro della terza strofa diventa l’unione del popolo e della nazione. Viene anche ripresa l’idea mazziniana del popolo unito che combatte per la propria libertà seguendo il desiderio di Dio.
uniti per Dio,
chi vincer ci può!?
Il Dio di cui di parla nella strofa va inteso come una sorta di traduzione dell’espressione francese “per Dio”, traducibile anche in con l’aiuto della Provvidenza.
Inno d’Italia: la quarta strofa
La quarta strofa è quella che racconta la lotta e le bettaglie per l’indipendenza dell’Italia.
dovunque è Legnano
Il riferimento qui è alla battaglia di Legnano del 1176 in cui la Lega Lombarda sconfisse l’esercito imperiale di Federico Barbarossa.
ogn’uom di Ferruccio
L’omaggio in questo caso è a Francesco Ferrucci (conosciuto anche come Ferruccio), eroico condottiero della Repubblica di Firenze protagonista nella battaglia di Gavinana del 1530 contro l’esercito imprigiona di Carlo V d’Asburgo.
i bimbi d’Italia
si chiaman Balilla
Balilla era il soprannome di Giovan Battista Perasso che, appena undicenne, lanciando una pietra contro un ufficiale diede il via a Genova alla rivolta popolare contro l’Impero asburgico che occupava la città.
i Vespri suonò
L’ultimo riferimento è ai Vespri siciliano, ovvero l’insurrezione avvenuta a Palermo nel 1282 contro gli Angioini.
Inno d’Italia: la quinta strofa
La quinta strofa invece si concentra sull’impero austriaco, molti territori liberati dell’Italia erano infatti sotto l’occupazione austriaco.
l’aquila d’Austria le penne ha perdute
L’aquila è il simbolo dell’Austria e con questa strofa si intende che l’impero è ormai in decadenza, minato proprio dalla ribellione italiana.
Inno d’Italia: la sesta strofa
La sesta e ultima strofa, assente nella stesura originaria del Canto degli Italiani, è uguale alla prima, tranne che per l’inizio.
Evviva l’Italia,
dal sonno s’è desta
L’Italia ormai è unita e viene celebrata con l’espressione “evviva l’Italia” che dagli anni bui in cui è stata divisa si è ora destata.
Di seguito il video con la versione e il testo integrale dell’Inno:
La Storia dell’Inno d’Italia
Il 10 dicembre 1847, in concomitanza con la cerimonia dello scioglimento del voto in occasione della Madonna a frate Candido Giusso, una cerimonia particolarmente sentita nella Genova del tempo, venne eseguito per la prima volta in pubblico l’inno di Mameli e Michele Novaro, quello che sarebbe passato alla storia come l’inno d’Italia o il Canto degli italiani.
Le parole sono di Goffredo Mameli, un giovane patriota ispirato dagli ideali di Mazzini. L’inno fu eseguito per nella sua presentazione al pubblico dalla banda municipale Casimiro Corradi di Sestri Ponente. Sulle note dell’inno, vennero fatti sventolare le bandiere dell’Italia, considerate dagli austriaci come un simbolo di ribellione.
E in effetti solo poche settimane dopo l’iniziativa patriottica di mameli sarebbero iniziati i Moti del ’48.
Se dal punto di vista della tradizione non ci sono mai stati dubbi che questo inno era l’inno d’Italia, la politica e la burocrazia hanno aspettato e non poco per ufficializzare la questione. E così il Canto degli Italiani diventa inno d’Italia solo un secolo dopo la sua nascita, e per giunta in via provvisoria. Incredibile ma vero, l’ufficilità arriva solo nel 2017, quando la Commissione Affari Costituzionali del Senato approva in via definitiva il ddl per il riconoscimento del canto di Mameli, con lo spartito di Michele Novaro, come inno nazionale.